Dovunque, l’uomo evita d’essere toccato da ciò che gli è estraneo.
È una giornata limpida e fredda come richiede la stagione. Le canne fumarie dei condomini intorno rilasciano vapori bianchi, l’aria, soave, sposta e dissolve. La casa è calda, ma la meccanicità mentale mi spinge a farmi una tisana calda. Forse suonerebbe bizzarro se avessi avuto voglia di una granita al caffè? Mi ricordo di aver sentito in una fredda sera a Roma che, per la Medicina Tradizionale Tibetana il gelato andrebbe bene d’inverno perché il nostro calore digestivo è più forte, mentre d’estate, in special modo dopo i pasti, non andrebbe bene poiché rallenterebbe ulteriormente il processo digestivo.
Il bollitore mi riporta alla tisana: zenzero (per abbassare la Flemma), curcuma (per regolare l’energia della Bile), cardamomo (per rinforzare l’energia renale) e chiodi di garofano (per equilibrare il rLung), copro la tazza e lascio che sapori, sostanze e profumi impregnino la tazza.
Ho tentato più volte di avvicinarmi alla lettura di Elias Canetti, ma la corposità dei volumi mi hanno sempre fatto desistere dall’arrivare in fondo. Visto il tempo in cui viviamo ho ripreso Massa e potere deciso ad affrontarne la lettura, ma sempre con una certa lentezza. A giudicare dalla forza di ciò che è scritto fin dalle prime pagine, ritengo sia il momento il momento propizio per immergermi nel pensiero di Canetti.
Leggo:
Tutte le distanze che gli uomini hanno creato intorno a sé sono dettate dal timore di essere toccati. Ci si chiude nelle case, in cui nessuno può entrare; solo là ci si sente relativamente al sicuro.
A parte alcune eccezioni, questo timore è stato sempre insito in noi e da due anni si è slatentizzato. Chi è che non si sente protetto tra le mura di casa? Ricordo una delle tante figlie della vicina che abitava all’ultimo piano di un palazzo vecchio e traballante, una ragazza poco accorta e semplice più grande dei miei dieci anni. Una volta gli chiesi: «Ma se arriva il terremoto, voi che state così in alto come farete a scappare?» Lei rispose: «Se viene il terremoto chiudiamo la porta.» Allora risi dell’ingenuità, oggi ci rifletto.
Nel silenzio della stanza sorseggio appena la tisana: è ancora molto calda. La luce del giorno è più intensa, da vetri e pareti filtra la vita degli altri.
Il mondo esterno ha le sue masse: quella più opprimente e numerosa che si sente protetto dalle continue regole e certezze camaleontiche impartite dal governo e dalla stragrande maggioranza dei mezzi d’informazione. Accanto c’è la massa più piccola di chi si oppone al continuo oltraggio: tra poco si arriverà ad essere controllati anche nel carrello della spesa, cosa peraltro che con ogni probabilità avviene già, visto che nei supermercati usiamo le varie tessere fedeltà, paghiamo con carta di credito e lo scontrino riporta le voci di tutti i prodotti acquistati e quindi è possibile sapere cosa compriamo e consumiamo. Semmai la verifica che verrà fatta dai controllori sarà un modo di mettere alla gogna davanti ai clienti chi non è greenpassato. Inoltre, se il malcapitato è nel suo giorno iellato, tra quella massa che lo guarda con ripugnanza, ci potrà essere un conoscente o un vicino che tornando a casa potrà diffondere l’infamia.
Adesso la tisana ha la temperatura giusta per me: sorseggio con piacere.
Solo nella massa l’uomo può essere liberato dal timore di essere toccato.
Ho provato molte volte, ma non sono mai riuscito a sentirmi parte di una massa, se pur piccola. Forse ho un’indole solitaria oppure ho il timore di essere toccato?
Alla massa che si ostina ancora ad affermare: mi vaccino per empatia, per amore verso gli altri, dedico un aforisma di Kafka: Chi all’interno del mondo ama il suo prossimo commette un’ingiustizia non maggiore e non minore di chi all’interno del mondo ama se stesso. Rimarrebbe solo da chiedersi se la prima cosa sia possibile.
Mi sento più vicino alle parole di Emanuel Carnevali: I primi cristiani dicevano: «Ama il prossimo tuo come te stesso». Con me non funziona perché io mi detesto.
In queste infodemie parallele che subiamo ogni giorno dove sta la verità? Se non ci credi con fede non lo puoi sapere. Dovrei fare lo sforzo di iniziare a guardare in profondità nella vera natura della realtà, la vera natura del fiore, la vera natura del corpo, dei sentimenti o delle nostre formazioni mentali. Forma, sensazioni e formazioni mentali sono tutti oggetti delle nostre percezioni. (Tich Nhat Hanh – Il sentiero).
La tisana è finita. È ora di preparare la colazione. Metto su Auto da fe’ da Gommalacca.
