Come ogni mattina, anche oggi che è Natale, esco prima Aldo, poi Bice e poiché è giorno festivo, ci sarà anche Sissi. Fuori dal portone mi accoglie un cielo oscuro che augura Buon Natale rilasciando una pioggerella impertinente che s’incolla alle lenti degli occhiali. Si respira uno strano caldo umido e tanto silenzio. Non un passante, neppure una macchina, forse Babbo Natale invece di portare i doni ha raccolto da ogni appartamento del quartiere tutti gli abitatori vaccinati, distanziati e tamponati per portarli nel regno delle novelle e ha lasciato a tribolare sotto la pioggia, solo gli scettici che non credono ai racconti dei maghi Zurlì della televisione e dei giornali che ogni giorno riportano una o più storielline sulla lotta tra la scienza mainstream e il virus.

Mentre Aldo con maniacale ritualità deposita la seconda delle tre urine mattutine, mi accorgo che il bar dietro l’angolo è aperto e dentro c’è pure una cliente, vestita sportiva, non molto in tema con la giornata festiva, forse è un’infermiera uscita dal turno di notte che prima di rientrare, si ferma a prendere un caffè. A distanza mi ricorda Laura. Quando mi toccava la notte con lei, portava il bongo (cioè il profiterole) di una rinomata pasticceria di Certaldo, vicino casa sua.
Come mi sconvolgeva fare le notti! Per stare svegli qualcuno, a turno, preparava da mangiare. In quegli anni c’era la moda della pasta con la polpa di granchio fatta con i bastoncini arancio fuori e bianchi dentro. Erano gli anni ’90, prima che si scoprisse che in realtà, quei blocchetti di carne di pesce, contenevano scarti di merluzzo mescolato ad altri ingredienti. Erano gli anni precedenti alla decisione di non mangiare alimenti di origine animale. Mi ricordo che quella pasta sapeva di aglio fritto, l’odore si diffondeva per i reparti (per fortuna nessun malato se ne lamentava) e il sapore mi rimaneva in bocca per un giorno intero.
Comunque la preferivo alla pasta alla carbonara, il lezzo d’uovo non lo sopportavo. Quando ero in turno con Giovanna, si faceva qualcosa di più sobrio: pane abbrustolito con olio e aceto sulla piastra elettrica e poi un bel caffè. Qualche volta mentre la moka faceva il suo dovere, andavamo a rispondere alla chiamata di un paziente, il caffè finiva sulla piastra calda e nel corridoio s’insinuava l’odore di caffè bruciato.
Bice svelta trova il punto dove accovacciarsi per urinare e mi riporta a casa, attraversiamo fuori dalle strisce pedonali, per strada è ancora la notte nel deserto.
La festa di Natale oggi mi lascia indifferente, un tempo la consideravo un triste supplizio. Mi ricordo le squallide riunioni familiari, facevamo finta di respirare la stessa aria trasmessa dai programmi televisivi e le pubblicità di panettoni, pandori, torroni, spumanti. Se ci ripenso, nella mente esplodono i jingle. In queste occasioni di festa mi sentivo triste e nauseato, avrei preferito essere a lavoro invece che assistere a quelle pantomime.
Adesso piove meno, un po’ di luce riesce a infiltrarsi tra le cataste di nuvole. Bice e Aldo a pancia piena dormono. È il momento di portar fuori Sissi: un barilotto che cammina su quattro grissini sempre ad annusare il marciapiede in cerca di cibo. Adesso per strada ci sono i cani accompagnati dai padroni e qualcuno bardato con maschera, buste e pacchi che si appresta a raggiungere luoghi. La città è ancora popolata. Sissi ha trovato una caramella ancora nella sua plastica gialla. Meno male che il parallelepipedo incartato non si addice alla conformazione della sua bocca triangolare e così riesco a sfilarglielo con facilità.
Ma che colore ha una giornata uggiosa? Cantava Battisti nel 1980. Quella di oggi ha i toni umidi e grigi che t’invitano a poltrire. Spotify mi consiglia una playlist in tema, non proprio convinto provo. Inizia con All I want for Christmas is you di Mariah Carey, mi acchiappa e mi diverte, poi segue Last Christmas degli Wham! e mi tuffo a ricordare l’anno in cui è uscito, quando gli Wham!, insieme ad altri gruppi pop inglese sfornavano canzoni che si sono sedimentate nello spirito di chi ha vissuto quel periodo criticato ed esaltato.
Penso cosa preparare. Idea!
Controllo: farina 0, amido di mais, zucchero di canna, cannella, mela, latte di mandorla, sciroppo d’acero, l’olio di semi, lievito, frutti di bosco, sì, ho tutti gli ingredienti: posso preparare i pancake.
Spotify mi propone Sinatra, Bubble e altri croneer, Oddio, che noia!, così cerco Winter Wonderland interpretata dai Cocteau Twins.
Ah, con la voce di Elizabeth Fraser molto meglio!
Pulisco e taglio la mela a cubetti.
Dopo Frosty The Snowman non posso fare a meno di sentire Blue Bell Knoll. Era 1988, l’anno della chiamata a militare, arrivata quando speravo d’averla fatta franca e avevo iniziato otto mesi d’incarico. Il brano inizia con la tastiera che imita il clavicembalo, il suono ti trascina subito nel sapore antico e straniante tipico di alcune produzioni del gruppo.
Mescolo farina, amido, zucchero, lievito, cannella, cominciano gli accordi Athol-brose, aggiungo anche dello zenzero macinato, fa ancora più Natale e incrementa il calore digestivo.
Avevo trasferito il CD su una cassetta, la sentivo in tutti i momenti liberi. Carolyn’s Fingers mi riporta a quando rientravo all’Ospedale Militare di Palermo dopo la libera uscita, o quando ero di guardia notturna nell’infermeria del Palazzo dei Normanni: non succedeva mai nulla, ma chiuso nell’infermeria, non riuscivo a rilassarmi e dormire. Solo una volta mi è stato chiesto di fare una puntura intramuscolo a un colonnello, che in modo scherzoso mi minacciò di mettermi in punizione se gli avessi fatto sentire male. Invece alla fine si complimentò. Non poteva sapere che avevo già una certa esperienza più che decennale.
Amalgamo gli ingredienti in modo che diventi un impasto omogeneo e cremoso e poi aggiungo i cubetti di mela.
Cico Buff è stata sempre la mia preferita. Inizio a cuocere i pancake.
È il momento di condirli e addobbarli Ella Megalast Burls Forever chiude il CD: è un raggio di luce dopo essere transitati tra le proprie ombre accompagnati dai nove brani.
Stasera dopo tanto avrò modo di partecipare a un ritiro online del Dott. Nida Chenangstang:
Free e Beautiful Mind – 7 Days Meditative Immersion, è tanto che non ascolto i suoi insegnamenti.
Adesso però è l’ora per una colazione da festa.

