A un mercatino perinatalizio guardiamo i banchetti di artigiani speranzosi, mostrano i loro monili mettendo in risalto l’originalità delle loro creazioni. Solo le donne dai cinquanta in su, oltre a guardare, comprano, le più giovani, dopo aver chiesto e provato, procedono oltre, non credo per un fatto di prezzi, quanto perché, nell’odierna esistenza omologata in cui siamo arrivati, l’originalità è data dall’ostentare qualcosa mostrato da un qualche influencer su uno dei tanti social.
In tempi di infodemia l’originalità è essere uguale al tuo idolo del momento, come eterni adolescenti in cerca del modello perduto. È probabile che la cosa dia sicurezza.
Rientriamo, mentre penso a cosa far da cena, mi appare nella mente il video di Running up that Hill (A deal with God): ne sono stato empre affascinato. Era il 1985, Kate Bush e Michael Hervieu danzano su una coreografia che richiama l’arco e la freccia, poi una moltitudine di esseri uguali e anonimi li allontanano e Kate e Michael cercano di andare controcorrente per raggiungersi. Il patto con Dio (A deal with God) era il titolo originale, spostato a sottotitolo per non disturbare i credenti, è stato un grosso successo e anticipava l’uscita di Hounds of love, forse nel complesso, il suo album più bello. Guardo nel pensile dove tengo i cereali, penso al legame tra la massa anonima di ieri e quella di oggi, di sicuro più restia e diffidente da tutta la paura di contagio e morte che, con ricercata dovizia, stanno somministrando da due anni.
Metto a lessare il riso con le spezie. L’anno prima dell’album di Kate Bush, veniva celebrato il romanzo di George Orwelll, 1984, gli Eurythmicis firmavano la colonna sonora del film tratto dal libro. Qualche anno dopo mi incuriosii e comprai l’Oscar Mondadori. Durante la mia piatta gioventù mi capitava spesso di leggere testi legati una canzone. Oggi le parole di Orwell si possono dire attuali per tutto il controllo che le forze di potere stanno cercando, riuscendoci purtroppo, di esercitare sulla comunità rendendola omologata e servizievole. Il libro mi piacque molto, il film forse meno, ne ho un vago ricordo. La critica italiana considerò mediocre il lavoro diretto da Michael Radford (che dieci anni dopo girerà Il postino), al contrario quella inglese lo esaltò. Fu l’ultima interpretazione di Richard Burton. Il postino dieci anni dopo sarebbe stata l’ultima interpretazione di Massimo Troisi. Avevo sottolineato alcune frasi tra cui la classica, sempre di moda: “La libertà consiste nella libertà di dire che due più due fanno quattro. Se è concessa questa libertà, ne seguono tutte le altre.“
Intreccio fili mentali e scolo i ceci, l’acqua di cottura la conservo e la metto in frigo: la riutilizzerò nei prossimi giorni. Visto che ci siamo metto la colonna sonora di 1984 – For the love of Big Brother. Inizia I did it just the same, su arabeschi elettronici si snodano i vocalizzi soul di Annie Lennox, seguono trilli di piano che si fanno strada sul ritmo oscuro sintetico; pian piano la voce e il piano prendono campo e all’apice del gioco sonoro il brano s’interrompe per far esplodere Sexcrime. Ricordo il video, sfondo nero, fiamme, fotogrammi del film e la camera centrata sul fascino della Lennox, capello corto, sguardo spiritato, sorriso mefistofelico, siamo ancora nell’ambito androgino dei primi due album, l’anno dopo arriverà Be Yourself Tonight e diventerà una soul sister insieme con Aretha Franklin.
Prima di suddividerlo ammiro la girandola verde che forma il broccolo romano: un disegno armonico della natura. Lavo le cimette, sembrano piccoli abeti. Le faccio saltare insieme alle spezie e controllo il riso.
Parte Julia, mentre sciolgo l’amido nell’acqua e preparo tamari, sciroppo d’acero e aceto di mele. Nella padella scaldo un po’ d’olio di sesamo insieme a uno spicchio d’aglio e allo zenzero in polvere. Mentre annuso l’aroma sprigionato metto Would I lie to you?, seguendo la canzone aggiungo i ceci. Dopo qualche minuto, unisco salsa di soia, sciroppo d’acero e aceto di mele. Mescolo bene:
Would I lie to you?
Would I lie to you honey?
(Now honey would I lie to you?)
Now would I say something that wasn′t true?
I’m asking you sugar
Would I lie to you?
Adesso è il momento di mettere l’amido sciolto nell’acqua. Porto a bollore per far addensare la salsina che sta glassando i ceci.
È pronto. Conditioned soul mentre impiatto mi aiuta a dare l’effetto.

Interessante intreccio di pensieri, ascolto di musica, preziose operazioni domestiche, tutto all’insegna di un cospicuo culto della personalità, la propria.
Trasmette quiete e curate atmosfere in intimo tepore familiare.
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